Archivi del mese: luglio 2010

Rolling Stones: tour mondiale e addio dopo 50 anni

di Lisa Simonetti

Le indiscrezioni risaltano sulla homepage del Sun secondo cui, il managment dei Rolling Stones starebbe trattando con i promoter di Live Nation per organizzare l’ultimo tour mondiale della grande rock band inglese. Secondo quanto riportato dal tabloid britannico il tour dovrebbe partire nel 2011 per terminare nel 2012: “sarà certamente il tour d’addio. L’età avanza per tutti e si vogliono ritirare quando sono ancora al top”, riporta la fonte del quotidiano.

Nati artisticamente nel luglio del 1962, gli Stones hanno venduto la bellezza di 250 milioni di dischi nel mondo. Cinquant’anni di puro rock vissuti magnificamente per una band leggendaria cui l’età complessiva sfiora i 270 anni.

Non è di certo la prima volta che Mick Jagger, Keith Richards, Ron Wood e Charlie Watts annunciano il loro addio alle scene per poi cambiare idea. Si pensi alla riedizione di Exile on Main Street, il disco più quotato della band e di tutta la storia del rock, che trentotto anni dopo la sua pubblicazione è ancora in testa alle classifiche mondiali.

Il dualismo con i Beatles, gli Stones erano studenti borghesi  che ascoltavano il blues mentre i Fab Four proletari che suonavano il rock’n’roll, il patto con il diavolo (Their Satanic Majesties Request, Simpathy for the Devil), la misteriosa morte di Brian Jones, chitarrista e cofondatore della band. Queste sono le “pietre rotolanti” ma c’è di più. Sono loro gli inventori del format dei concerti rock negli stadi, sono loro i primi che hanno fatto del merchandising un uso industriale e delle tourneè sponsorizzate un vero e proprio business e sono loro che, da cinquant’anni, riempiono gli stadi come nessun altro, rimanendo sempre in testa alle classifiche degli incassi.

Risulterà alquanto strano immaginare questi favolosi vecchietti in pantofole, sul divano, a godersi la tanto meritata pensione ma sarà più difficile pensare  un mondo senza Rolling Stones perché, in fondo, “it’s only rock’n’roll but i like it”.

Il Patto: il libro per conoscere e capire la trattativa Stato-Mafia

 di Maria Cristina Tora

In questi giorni c’è una parola che si ripete con frequenza sui giornali e nella rete: è la parola “trattativa”. Termine che rimanda all’ignobile compromesso tra Stato-Mafia che con qualche probabilità, come sta ipotizzando la Procura di Caltanissetta alla luce di presunte importanti novità, è stato quello che ha ucciso il giudice Borsellino.

Per capire meglio cos’è la trattativa, cosa l’ha generata e i suoi sviluppi può essere molto utile leggere il libro Il Patto di Nicola Biondo, giornalista de L’Unità e Sigfrido Ranucci, giornalista di Report.  Continua a leggere

Cresce l’attesa per il documentario premio Oscar The Cove, in dvd e su Current tv da settembre

di Maria Cristina Tora

La prassi vorrebbe che un film, specialmente se premiato con l’Oscar, prima esca nelle sale cinematografiche, poi in home video e poi in tv. Ma non sempre è così in Italia. L’esempio è dato dal film The Cove. Premiato con oltre quarantacinque riconoscimenti internazionali tra cui l’Oscar 2010 come miglior documentario e il premio del pubblico all’ultimo Sundance Film Festival, in Italia – come riporta l’Ansa – ancora non riesce a trovare un circuito disposto a distribuirlo. Così il pubblico interessato dovrà aspettare settembre, quando questa splendida inchiesta sulla mattanza dei delfini in Giappone uscirà nel dvd di Feltrinelli Real Cinema e in anteprima su Current tv. Continua a leggere

L’arte del viaggio nel dialogo immaginario di Andrea Semplici con Ryszard Kapuściński

di Maria Cristina Tora

Che lo si faccia all’interno della propria anima come diceva Confucio oppure intorno al mondo, il modo per allargare le proprie conoscenze è uno solo: viaggiare. Ogni volta che si parte per una nuova mèta non si è solamente in direzione di un nuovo luogo ma ci si sta dirigendo verso nuove persone e culture, nuovi ambienti e panorami. Si incontrano umanità diverse che a loro volta penetrano la nostra, arricchendola. “Più si conosce il mondo, più ci rendiamo conto della sua inconoscibilità e sconfinatezza: non tanto in senso spaziale, ma nel senso di una ricchezza culturale troppo vasta per poter essere conosciuta”, come ha scritto nel suo libro Autoritratto di un reporter  Ryszard Kapuściński, il  più grande cronista itinerante di tutti i tempi, che dei suoi viaggi ha raccontato sempre il lato più umano. Ed è proprio ispirandosi a lui che il giornalista e viaggiatore Andrea Semplici ha voluto approfondire questo concetto artistico del viaggiare nel libro In viaggio con Kapuściński. Dialogo sull’arte di partire.

Sono pagine toccanti, edite dalla casa editrice Terre di Mezzo, in cui il giornalista racconta un suo immaginario dialogo con Kapuściński, al quale sembra che lo leghi un segno del destino: entrambi hanno emesso il primo vagito il giorno 4 marzo, anche se in anni diversi naturalmente.

Ed entrambi sono stati dotati della passione per l’esplorazione di nuove realtà, mossa dalla sana curiosità di osservare, ed annotare, come muta l’Uomo al mutare della latitudine in cui si trova. Mescolando la sensibilità sociale e il piacere per l’estetica, nel senso più generale, con il lavoro giornalistico inteso come missione. “Fare il reporter […] è un modo di vedere il mondo: un modo di vedere che non cambierei mai con nessun altro”, diceva Kapuściński.

Una filosofia che sembra aver fatto propria anche Semplici. È sufficiente dare un occhiata al suo sito e al suo blog per rendersi conto di quale sia il suo pensiero sul giornalismo, sul viaggiare e perché lo consideri un’arte. Per Andrea Semplici un viaggio lo si comincia a realizzare vivendolo nei nostri sogni. Come ha raccontato in una intervista sull’ultimo numero della rivista Glamour: “Senza la fantasia non si va da nessuna parte. Perciò prima di viaggiare dobbiamo caricare il nostro immaginario: con le descrizioni di chi ci ha preceduto nei posti che sogniamo, leggendo romanzi ma anche fumetti, con le immagini dei film” e “posando lo sguardo su qualunque cosa sia fuori dal display della macchina fotografica”.

E voi come lo intendete il viaggio?